L’esperienza che ho vissuto ad Auschwitz è stata senza dubbio tra le più intense e strazianti della mia vita. Le immagini e le sensazioni che ho provato là dentro resteranno con me per sempre. Ricordo distintamente il momento in cui ho visto i capelli delle persone, tagliati poco prima della loro morte, accumulati in enormi quantità. Ogni ciocca rappresentava una vita spezzata, un destino troncato in modo brutale. Ma non è stato solo quello a lasciarmi senza fiato.
Durante la visita, ho visto montagne di scarpe, di effetti personali, di oggetti intimi che appartenevano a chi non c’era più. Quelle scarpe, ormai vuote di vita, erano l’unico segno tangibile della presenza umana che una volta aveva popolato quei luoghi. Ogni paio portava con sé una storia, un sogno infranto, una speranza perduta.
Eppure, tra tutte le terribili visioni, c’è una che mi ha colpito ancora di più: passare sotto la struttura dove venivano impiccate le vittime dell’olocausto. Sentire il peso di quella storia, la gravità di quell’orrore, mi ha scosso profondamente. È stato come toccare con mano l’oscurità dell’umanità, confrontarsi con il male più puro e insensato.
Questa esperienza mi ha lasciato un segno indelebile. Mi ha insegnato l’importanza della memoria, del ricordo, della testimonianza. Mi ha spinto a riflettere sulla fragilità della vita umana e sull’importanza di difendere i valori di pace, tolleranza e giustizia. Mai dimenticherò ciò che ho visto ad Auschwitz, e continuerò a portare con me il suo ricordo come monito contro l’ingiustizia. — Filippo —