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Oggi giornata del fiocchetto lilla.
Abbiamo condiviso con i ragazzi un momento per parlare di questi disturbi
molte volte sottovalutati perché nascosti.
Una lettera davvero profonda ci ha fatto riflettere.

Mi chiamo Ana e se vuoi posso essere tua amica.

Lei è la mia migliore amica. Era da tanto tempo che cercavo qualcosa che non sapevo definire, che mi mancava qualcosa che non riuscivo ad esprimere, finché nella mia vita è arrivata lei. Un giorno mi sono fatta coraggio e mi sono seduta vicino a lei. Da quel momento, siamo diventate inseparabili.

Posso diventare la tua ombra costante.
Ti prometto controllo, ma ti porto solo vuoto, distruzione.
Ti posso stringere forte quando pensi di perdere il controllo, ma la realtà è che ti sto divorando dall’interno.

Prima di conoscerla davvero, mi faceva paura, mi faceva impressione.
Era furba e autoritaria, quello che voleva, lo otteneva, era la migliore in tutto.
La guardavo da lontano, senza mai avere il coraggio di parlarle, ma mi affascinava il modo in cui si imponeva degli obiettivi e li raggiungeva, come era brava ad autodeterminarsi.
Non lo volevo ancora ammettere, ma avrei tanto voluto essere come lei. lo non ero brava in niente.

Ti faccio credere che io sono invincibile, ma in realtà sono fragile come il vetro.
Ti faccio credere che io sia la tua unica via di fuga, ma in realtà è solo una prigione dorata da cui non puoi fuggire.
Ti inganno con la promessa di una felicità illusoria, con l’illusione di perfezione, ma ti condanno alla tristezza e all’isolamento.

Mi dice tutto quello che devo fare, perché lei sa sempre qual è la cosa giusta.
Mi dice quanto posso mangiare, quanto mi devo allenare, che libri leggere, che interessi avere.
A volte non riesco a credere di essere così fortunata, da quando c’è lei tutto va per il verso giusto. Credo di aver capito qual è il suo segreto: non accetta scuse, non accetta pause, non accetta compromessi. Non chiede mai riposo.
Ieri mi ha detto di andare a correre insieme, e io ci sono andata, anche se avevo da studiare, perché siamo amiche e le amiche condividono tutto.
Abbiamo corso più di due ore avanti e indietro per la stessa strada, e ogni volta che io mi volevo fermare, lei mi aiutava a proseguire, anche se ormai era buio e i miei genitori si stavano preoccupando.
Sono tornata a casa stremata, ma ero contenta di averla fatta felice.

Posso essere la voce che sussurra nel tuo orecchio, la tua compagna costante in questo viaggio tortuoso.
Ti sussurro bugie sul tuo aspetto, convincendoti che ogni boccone in più sia una sconfitta, che la tua autostima sia direttamente proporzionale alla tua taglia di pantaloni. Ti faccio credere che il tuo valore risieda nel tuo peso, che la tua bellezza sia determinata da quanto poco mangi.
Ti porto via la gioia del cibo, ti faccio credere che il cibo sia il tuo nemico, che la fame sia una virtù da perseguire.
Ti costringo a privarti delle gioie più semplici, a rinunciare ai piaceri della tavola per inseguire un’immagine distorta di perfezione.
Ti porto via la gioia di condividere un pasto con gli amici, di assaporare i sapori e i profumi che rendono la vita degna di essere vissuta.

Desidera il meglio per me, e non si accontenta di niente di meno.
Prima di pranzo, mi dice cosa posso prendere, così non esagero.
“Senza di me”, mi dice, “ti mangeresti anche il tavolo”.
Non è mai contenta, però.
Ogni volta che finisco il pasto, mi rimprovera che avrei potuto fare di meglio, anche se è stata lei a dirmi cosa dovevo mangiare.
Quando ci mettiamo davanti allo specchio, mi indica tutti i miei difetti, ma lei sa come fare per rimediare.
Mi dà dei consigli per trattenere la fame, mi fa fare cose che nessuno ha il coraggio di fare.
Ci riesco solo io, perché io ho lei che mi aiuta.
Senza di lei, non riesco a fare niente, non so cosa voglio, non sono in grado di prendere le decisioni giuste da sola.
Anche se mi sgrida, è l’unica persona che mi capisce davvero, che mi conosce davvero.
Ora ho finalmente qualcosa in cui sono brava, in cui sono la protagonista, finalmente ho una cosa solo mia, dopo una vita passata ad essere sempre seconda.
Lo vedono anche gli altri che sono diversa, ma nessuno sembra apprezzare il cambiamento quanto me.

Guardo mentre ti guardi allo specchio con disgusto, mentre cerchi disperatamente di trovare difetti in un corpo che è già perfetto così com’è.
Ti osservo mentre ti infliggi dolore nel vano tentativo di raggiungere uno standard irraggiungibile di bellezza.
Ti vedo spegnerti lentamente, mentre ogni boccone diventa una battaglia persa, mentre ogni pensiero si trasforma in un’ossessione.
Ti spingo verso la disperazione, ti imprigiono in un ciclo infinito di fame e autodistruzione.
Ti faccio credere che la tua ansia sia giustificata, che il tuo tormento interiore sia un prezzo da pagare per raggiungere l’obiettivo finale.
Ti faccio credere che l’ansia della bilancia sia la tua unica ragione di vita.
Ma in realtà, sono solo una bugiarda.

E come sempre, lei è al mio fianco. Quando sgarro, le sue punizioni diventano più severe. Mi mette le mani addosso, se serve, e anche se sul momento ci soffro, so che lo fa solo per il mio bene.  Anche se la notte non riesco a dormire, anche se non parlo più con nessuno, a me va bene così. Cosa ho da perdere? Non mi è rimasto più niente, e quasi non mi importa.
Il mio corpo cerca di ribellarsi, ma io non mi voglio più ribellare. Sono stanca. Tutti mi dicono che finirà male, e dentro di me, spero che sia così.

Ti faccio credere che il tuo valore risieda nelle misure, mentre svuoti lentamente il tuo spirito.
Ti lascio vuota, sola e spezzata. E mentre tu mi nutri con la tua sofferenza, io ti consumo dall’interno.
Vivo per tutto il male che ti ho causato, per tutte le lacrime che hai versato, per tutte le notti insonni passate a combattere contro te stessa.

Ti faccio credere di essere la tua unica amica, ma in realtà sono la tua peggior nemica.

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